Lentamente stavamo uscendo da quell’atmosfera che stavamo per dimenticare ma, di sicuro, non volevamo farlo. Eravamo ancora circondati da quella sensazione che ci legava sempre di più e sentivamo dentro che qualcosa stava perforando le nostre anime in un modo mai provato prima. Sapevamo che era qualcosa che proveniva dalla cartella con la mappa di Blue City. Da quando eravamo rientrati nell’appartamento nessuno aveva parlato. Quella magica spirale ci ha avvolti e tutto ha iniziato a girare e noi con esso. Mi stavi guardando, come se fossi la persona più bella mai vista in tutta la tua vita. Forse era proprio così che ti apparivo. Sono rimasta sbalordita dai tuoi occhi che mi fissavano. Le uniche cose che si muovevano erano i nostri respiri. Non potevo ingoiare. Avevo ancora il cuore in gola. Eravamo storditi, ma in qualche modo sapevamo di dover fare qualcosa. Hai fatto tu la prima mossa. Ti sei alzato dal divano, delicatamente mi hai preso tra le tue braccia e siamo saliti. Dietro di noi tutte le luci, una ad una si stavano spegnendo. In qualche modo stavamo vivendo uno dei momenti più magici della nostra vita, da quando mi hai dato la mano al bar e lo sapevamo. In camera da letto con tutta la delicatezza, mi hai disteso sul letto, senza togliermi gli occhi di dosso. Ci sembrava di essere tornati indietro a quei giorni in cui nei nostri sguardi c’era tutto ciò di cui avevamo bisogno. Solo che stavamo superando quella fase nel modo più naturale che conoscevamo. Seguendo i nostri sentimenti, le nostre emozioni. A far impazzire i nostri cuori e l’unico modo per calmarci è stato tuffarci negli occhi dell’altro e vedere quello che ci facevano percepire. Lentamente ti sei sdraiato vicino a me, mi hai preso la mano, facendola scivolare dentro la maglietta fino a scoprire la spalla sinistra. Siamo rimasti a lungo senza fare nulla. Ma lentamente, dopo alcuni istanti, hai fatto lo stesso con spallina destra del mio vestito bianco. Delicatamente ci siamo avvicinati e abbiamo cominciato a baciarci, accarezzandoci le spalle nude. Finché non ti sei spinto oltre. Gentilmente, mi hai preso entrambe le mani, mi hai appoggiato la schiena al materasso e ti sei messo sopra di me. Con un colpo secco, ma allo stesso tempo delicato, mi hai penetrato e un gemito è uscito dalla mia bocca, mentre ti guardavo con gli occhi spalancati. Poi, tuoi piccoli gemiti sono usciti finché non ti sei spinto dentro di me. Avevamo raggiunto l’orgasmo e sembrava di aver varcato quella porta di nuove emozioni che avevano davanti fin dal momento in cui avevamo chiuso la porta del nostro appartamento portando con noi la cartella di Blue City”.