342° capitolo

lukecatturaforteDa quando ci siamo trasferiti nel nostro Mondo Parallelo, non abbiamo mai visitato il villaggio dei Morgur. Non sapevamo perché. Sembrava di violare il cuore centrale del nostro mondo. Ogni volta che dovevamo andare nella Burn Valley o semplicemente volevamo camminare, dovevamo attraversare il villaggio dei Morgur oltre il piccolo recinto, ma non ci siamo mai entrati. Era oltre l’albero davanti all’appartamento e a pochi metri dal lago. La staccionata aveva una larga apertura davanti al nostro grande prato che circondava tutto. Ma non sapevamo come, il villaggio dei Morgur non aveva prato all’interno. Il terreno intorno sembrava sabbia mista a terriccio, e quando il sole era alto nel cielo, quando guardavamo nella sua direzione c’erano sempre onde di calore. Il Villaggio Morgur era formato da solo tre capanne, di cui una più grande delle altre, posta al centro. Queste capanne erano ben costruite. Erano fatte di piccoli bastoncini di legno, i loro tetti di saggina scura e le loro porte erano di un buon legno massiccio e nonostante i loro abitanti fossero piccoli animali pelosi, le loro dimensioni erano a misura d’uomo. Oltre alle tre capanne, il villaggio dei Morgur, aveva un pozzo proprio di fronte alla capanna più grande, posta vicino alla staccionata. C’erano anche molti attrezzi che potevano sembrare adatti a lavorare il cuoio. Le altre capanne sembravano appartenere al Piccolo e al Più magro. Avevamo supposto che la più grande appartenesse al Grande. La capanna del Piccolo era posta accanto al recinto vicina al pozzo e aveva un tessitore di cuoio. Ma quando ci siamo avvicinati all’ingresso del piccolo villaggio abbiamo notato che ognuna delle piccole capanne aveva i suoi tessitori di cuoio. Abbiamo provato a chiamare gli abitanti del villaggio, ma in quel momento sembrava che fossero fuori, in un altro posto del nostro mondo per aggiustare qualcosa. C’era sempre da sistemare qualcosa. Timidamente siamo entrati nella grande capanna. La porta era aperta e quello che si presentava davanti a noi era un luogo spoglio con le cose essenziali. Quello che ci ha colpito è stato il grande tavolo al centro della capanna con una mappa sopra. Era la mappa di Blue City. Appese a due pareti della capanna c’erano altre mappe più piccole. Erano le mappe dei vicoli, da dove i nostri amici potevano fare il salto senza essere notati. Alcuni vicoli erano contrassegnati in rosso e altri in nero. Da quello che avevamo capito i vicoli in rosso erano quelli da cui erano passati e quelli in nero erano quelli da evitare.
Mi sono buttata su una sedia di legno, senza fiato, accanto a una stufa rotonda e pesante in ghisa scura, che aveva qualcosa sul fuoco. Tu eri in piedi davanti al grande tavolo, con le mani appoggiate alla mappa, la studiavi attentamente e di tanto in tanto guardavi la mappa dei vicoli sul muro. Facendo un grande respiro profondo hai alzato gli occhi e mi hai guardato. Lentamente sei venuto da me e ti sei inginocchiato prendendomi le mani. Hai sussurrato: “C’è tutto quello che dobbiamo sapere …” Ci siamo guardati. Ci siamo sorrisi. Avevamo preso un respiro profondo e il nostro cuore stava impazzendo.”

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