Scendendo abbiamo realizzato che qualcosa era accaduto. Sembrava tutto ok, ma non lo era. Nell’aria c’era “quel suono” che rimbalzava come un’eco nella stanza. Ci siamo guardati. Hai chiesto: “Che è successo?” Come te, ero senza fiato, senza parole. Non sapevo cosa dire. Siamo andati nell’angolo dove avevamo visto il casino. Tutti i fogli, le riviste erano sul pavimento. Ci siamo tenute le mani strette. Ci siamo guardati ancora una volta. Le uniche cose veramente in ordine, in fila, erano altre tre pietre rosa. “Non ci posso credere” ho sospirato. Mentre ti eri inginocchiato a raccogliere i fogli e le riviste dal pavimento, io mi sono messa sul divano, guardandomi attorno e fissando le pietre. Avevo notato la sottile polvere anch’essa rosa, sul tavolo dove erano le pietre. Tu stavi ancora raccogliendo tutta la roba dal pavimento. Lentamente ti ho messo la mano sulla spalla, “Luke, guarda!”. Avevo toccato la superficie del tavolo e quella polverina rosa era rimasta sulle dita. “Cos’è?” mi hai chiesto toccando il dito. Alla fine, mi hai fissato, facendo cadere quello che avevi raccolto. Ti sei seduto accanto a me. Io ho dato un’occhiata alle pietre, e lentamente lo hai fatto anche tu. Le pietre ci avevano parlato di nuovo. Entrambi conoscevamo il loro significato. Ci stavano dicendo che avevamo trovato la nostra anima gemella.