Ci sentivamo come risucchiati da una spirale di luci come se, per davvero, stessimo entrando in una nuova dimensione. Un nuovo mondo. Eravamo consapevoli di stare ancora nel tuo appartamento, sul divano, ma ciò che stavamo vedendo e, soprattutto, ciò che stavamo sentendo, andava oltre la nostra immaginazione. Non stavamo vedendo il muro davanti al divano, quello stavamo guardando era un cancello che si stava lentamente aprendo e con le nostre menti lo stavamo attraversando. Eravamo più senza fiato che senza parole. Era tempo di alzarci. Lo sapevamo. Mi hai guardato, mi hai allungato la mano e io l’ho presa. Questa volta non c’era il raggio di luce, c’era solo il cancello con sopra un simbolo che conoscevamo bene. Dagaz si stava aprendo a noi. Ci siamo guardati, sapevamo che dal primo incontro al bar avevamo attraversato alcuni momenti incredibili delle nostre vite che nessuno altro avrebbe mai vissuto. Abbiamo vissuto, il passato, il presente e stavamo per vedere il nostro nuovo inizio, il nostro futuro. Ci stringemmo forte. Tutto intorno a noi era ovattato. Ci fermammo davanti al cancello con il simbolo di Dagaz. Oltre avremmo visto il nostro nuovo inizio. Ci scambiammo uno sguardo d’intesa, ma questa volta ero io a non voler andare avanti. I nostri cuori erano impazziti. “Credo, che non dovremmo andare oltre” ti ho sussurrato. Mentre lo dicevo, i nostri cuori si calmarono. Mi hai fissato, ho chiuso gli occhi, prendendo un bel respiro. Nei tuoi occhi, c’era la consapevolezza di ciò che avevi appena sentito. Hai accennato un timido si, dolcemente mi hai abbracciato e ci siamo girati tornando da dove eravamo partiti.